Tre risposte sul farsi pubblicare

Una delle prime domande che mi sono posta è stata: come faccio a farmi pubblicare? A cui è seguita, ovviamente: cosa deve avere un libro per essere preso in considerazione per la pubblicazione?

Ho cercato la risposta in un tour mondiale sul web, leggendo i blog di scrittori italiani, americani e non solo. Ho sintetizzato i punti in una lista. Le interviste alle case editrici hanno confermato l’ipotesi:

1) Il libro deve essere valido: non devono esserci errori grammaticali, errori di coerenza nella storia, deve catturare l’attenzione dell’editore prima e del lettore poi… insomma deve essere ben scritto, altrimenti non se ne fa nulla. E mi pare anche giusto.

2) Bisogna mandarlo alla casa editrice “giusta”. Per casa editrice giusta intendo quella che potrebbe essere interessata a pubblicare la mia opera. Cioè, se ho scritto il nuovo Signore degli Anelli, non è il caso di mandare il manoscritto ad una casa editrice che pubblica solo libri d’arte e fotografia.

Il terzo punto è quello che ho faticato maggiormente a digerire. Ho impiegato mesi, ma alla fine mi sono resa conto che effettivamente è un fattore determinante in alcuni casi.

3) Avere un buon seguito sociale.

Viene da chiedersi: ma come faccio ad avere un seguito sociale se non ho ancora pubblicato? Mi seguono sulla fiducia?

E poi, ma che tipo di seguito sociale? 2000 amici su FB bastano? O è meglio twitter? O ci sono altri social più adatti?

Ma soprattutto: perché? Cioè, se io intendo pubblicare in self publishing, e non mi faccio conoscere, posso essere sicura che il mio libro non verrà acquistato, nemmeno per sbaglio. Ma se io ho un editore, o voglio cercarlo e trovarlo, a cosa mi serve il social marketing?

Da quello che ho visto e sentito, qualche contatto con gli editori ce l’ho, serve a trovare un editore, o meglio serve a farsi prendere in considerazione.

I piccoli editori, che sono quelli che più facilmente pubblicano esordienti, almeno all’inizio per “farsi il catalogo”, hanno il grosso problema di farsi conoscere e farsi una nicchia. I (pochi) grandi editori hanno il grosso della visibilità, nelle librerie, i (tanti) piccoli devono spartirsi lo spazio rimanente. Quindi hanno la necessità che l’autore abbia un minimo di seguito in modo da avere una speranza di vendita.

Ovviamente sto comunque parlando di case editrici che non chiedono contributo (economico) agli autori per pubblicargli l’opera. Se pagate, vi pubblicano anche il quaderno dei temi delle elementari.

Resta da decidere se si considera contributo anche quello dato dal seguito di un autore. In parte sì, lo è: l’autore ha impiegato una buona fetta del suo tempo a costruirsi un seguito. In parte non lo è, dato che l’autore può, anzi dovrebbe, crearsi il suo seguito essendo semplicemente sé stesso e partecipando e seguendo le cose che ama. Non necessariamente spendendo soldi in promozione.

Per quanto riguarda le prime domande che mi sono posta, qualche risposta comincio ad averla e altre sono in arrivo. In realtà, ci sono social più adatti di altri anche in base all’argomento/ tipo di libro. Ci sono anche dei social che sono specifici per l’ambito libri, quindi mi danno un riscontro di lettori e non semplici persone che mi hanno aggiunta alla loro schiera di amici per fare numero. Un po’ per volta vedremo tutto: social vari e loro utilità.

 

Che ne pensate? Avete altri punti da aggiungere alla lista? Esperienze?.

Lascia un commento